In questi giorni le vicissitudini della Locomotiva di Momo hanno ricevuto grande attenzione da parte dei media di tutta Italia.
Questa, in breve, è la storia della Locomotiva di Momo, necessaria per chiarire alcuni punti che sono stati riportati in modo erroneo.
La Locomotiva di Momo non è situata al primo piano ma si trova al piano rialzato dello stabile con ingresso separato. La struttura è completamente insonorizzata ed è perfettamente in regola con tutte le normative vigenti e verificate: certificazione Agenzia Regionale Protezione Ambientale (ARPA), Comune di Milano, ASL, Vigili del Fuoco etc…
La causa, che verte sul regolamento condominiale, non è tra l’asilo e il condominio ma fra quest’ultimo e la proprietaria dei locali, Locomotiva di Momo è stata chiamata successivamente solo come terza parte.
La sentenza di primo grado emessa nel 2015 era basata su un cambio di destinazione d’uso da ufficio ad asilo ed è stata persa per una valutazione chiaramente errata, in realtà nessun cambio di destinazione è mai avvenuto in quanto gli asili appartengono alla stessa categoria catastale degli uffici come nel caso della Locomotiva di Momo che comunque ha ottenuto la sospensione del provvedimento di chiusura.
La sentenza di secondo grado del luglio 2018 che ha equiparato il nido ad una scuola di musica, canto e ballo non deriva da accertamenti fatti dal giudice sulle attività della Locomotiva di Momo ma esprime un’opinione generica riguardo alla vita dei bambini in tutti gli asili, un pensiero dogmatico che afferma che se in un asilo si canta e si balla si procura automaticamente fastidio nonostante il pieno rispetto delle normative vigenti.
Se dovesse passare questa interpretazione in un prossimo futuro molti asili potrebbero essere chiusi con gravi conseguenze sociali.
Va ricordato che oltre il 90% nidi d’infanzia, soprattutto nelle grandi città, è situato presso un condominio e, nella quasi totalità dei casi, i regolamenti condominiali impediscono l’esercizio di attività come scuole di canto e ballo. A nostro parere un servizio di utilità pubblica e educazione, quando è conforme alle normative, non può e non deve essere soggetto a pregiudizi.
A tal proposito va ricordato che l’Italia, con la L. n. 176/1991 ha ratificato la Convenzione sui Diritti del Fanciullo del 20.11.1989, la quale all’art. 31 sancisce quanto segue: “Gli Stati riconoscono al fanciullo il diritto al riposo ed al tempo libero, di dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e di partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica”.
La realtà dei fatti
Nell’anno educativo 2014/15 sono state censite sul territorio nazionale 13.262 unità che offrono servizi socio-educativi per la prima infanzia, il 36% è pubblico e il 64% privato.
I posti disponibili, in tutto 357.786, coprono il 22,8% del potenziale bacino di utenza (i bambini sotto i tre anni residenti in Italia) in lieve aumento rispetto al 22,5% del 2014. Per i servizi socio-educativi rivolti alla prima infanzia i Comuni hanno impegnato nel 2014 1 miliardo 482 milioni di euro, il 5% in meno rispetto all’anno precedente.
Le famiglie contribuiscono in misura crescente ai costi del servizio: dal 2004 al 2014 la quota è passata dal 17,4 al 20,3% della spesa corrente impegnata dai Comuni per i servizi socio-educativi. (Fonte: Istat).
La Locomotiva di Momo – Cinzia D’Alessandro +39 392 739 7530
Titolare e Direttrice Didattica
Via Anfossi 36 –Milano